Ortottica, è un termine che deriva dal greco orthos = dritto e optiké = visione.
L'ortottista (dottore laureato in ortottica e assistenza oftalmologica) è un professionista sanitario che lavora nel campo oculistico, con particolare competenza nella prevenzione, nella valutazione e nella riabilitazione visiva (Ampliopia) e dei disturbi motori e sensoriali della visione; che possono insorgere per svariati motivi e comportare nell'adulto la diplopia (visione doppia).
Suddivisione del processo evolutivo e cognitivo dell'apparato visivo umano, proposto da Worth nel 1915, la percezione binoculare è composta da diversi fenomeni:
Ogni fenomeno è di livello superiore al precedente, e la presenza del grado più elevato, la stereopsi prevede la presenza dei due precedenti.
La visione binoculare, anche detta visione stereoscopica o stereopsi o stereopsia, è la condizione di normalita' del sistema visivo nella quale avviene la percezione simultanea, rappresentata dalla capacità di entrambi gli occhi, di apprezzare e trasmettere al cervello nello stesso istante la medesima immagine. (Stimolazione di aree retiniche corrispondenti in entrambi gli occhi).
Dalla percezione simultanea si giunge al concetto postumo di Fusione e Stereopsi.
La fusione, ovverosia la capacità visiva successiva alla percezione simultanea, ha una componente motoria ed una sensoria.
La prima implica l'attività dei muscoli estrinseci oculari, per il posizionamento degli assi visivi sull'oggetto interessato.
La seconda è relativa alla capacità cerebrale di formare, da due immagini retiniche simili, una rappresentazione visiva singola.
La stereopsi è la capacità percettiva che consente di unire le immagini provenienti dai due occhi, che a causa del loro diverso posizionamento anatomico, consentono di vedere lo stesso TARGET da due angolazioni differenti.
Questa disparità viene sfruttata dal nostro cervello per trarre informazioni sulla profondità e sulla posizione spaziale dell'oggetto mirato. Di conseguenza la stereopsi permette di generare la visione tridimensionale.
In conclusione, in condizione di normalità, entrambi gli occhi partecipano a formare un'unica percezione visiva si parla di binocularità, se invece generano percezioni separate si parla di biocularità
L'ambliopia, in oftalmologia, è un'affezione visiva che si manifesta durante i primi anni di vita e che porta ad un drastico calo del visus.
Il termine deriva dal greco e, più esattamente, da "ops" (che significa "visione") e "amblyos" (che significa "ottusa, pigra"). Il suo nome comune è occhio pigro.
L'ambliopia è di solito monolaterale (colpisce un solo occhio), ma può presentarsi anche in bilateralmente.
Nel primo caso, può essere associata allo strabismo, mentre nel secondo si associa invece più frequentemente al nistagmo (movimenti oscillatori, ritmici e involontari dei globi oculari).
L'ambliopia si definisce funzionale se le strutture dell'occhio sono anatomicamente e morfologicamente sane e funzionali sebbene l'anomalia è legata ad mancato sviluppo delle cellule neuronali a livello retinico (fotorecettori coni e bastoncelli). A livello della corteccia Occipitale il cervello "sopprime" le immagini che arrivano dall'occhio ampliope perché qualitativamente inferiori all'occhio dominante e da qui non riuscendo a fonderle si perde il concetto di visione binoculare e quindi di tridimensionalità.
Nelle ambliopie di tipo funzionale è frequente la presenza di una deviazione visiva (ambliopia da strabismo), oppure da anisometropia (differenza refrattiva marcata), aniseiconia (Differenza di dimensioni tra le immagini percepite da ciascuno dei due occhi).
Si definisce organica, invece, quando la probabile causa è legata ad un'alterazione delle vie ottiche, ovverosia una lesione del globo oculare o delle vie visive cerebrali che portano appunto alla corteccia occipitale.
Quando è presente un impedimento della visione causato da cataratta congenita, opacità corneale, ametropie elevate o soppressione, l'ambliopia è detta ex anopsia, ovvero da deprivazione o da non visione.
TRATTAMENTO:
L'ambliopia organica è spesso irrisolvibile. Col trattamento si cerca di correggere l'ametropia se l'anisometropia non sia troppo marcata.
Di fronte ad un'ambliopia funzionale coadiuvando un lavoro d'equipe con il proprio Oculista di fiducia il quale tramite una visita specialistica può definire l'entità del difetto e prescrivere la correzione più idonea (tramite l'esame obiettivo in cicloplegia atto oltre che a dilatare la pupilla a bloccare l'accomodazione per definire oggettivamente il difetto rifrattivo) l'ortottista attua un trattamento tramite l'occlusione con bendaggio cerottino a pelle dell'occhio dominante mirato a stimolare proprio l'occhio pigro.
Tale "terapia" ottiene risultati significativi in un periodo di tempo definito come "periodo plastico" che nel bambino intercorre da circa l'anno di età fino al raggiungimento del sesto anno di vita; proprio perché le capacità adattive e le risposte neuronali permettono il recupero visivo pressoché completo.
Successivo a questo periodo i risultati così raggiunti sono pressoché consolidati tali da poter passare ad una terapia conservativa tramite dei filtri smerigliati (filtri di Bangerter di vario potere).
Al recupero visivo consolidato si attueranno comunque le normali visite oculistiche per verificare il potere diottrico dell'occhiale; mentre nel caso di presenza anche di uno strabismo ortottista e oculista potranno confrontarsi per misurarne l'entita e provvedere ad una risoluzione chirurgica.
Nell'adulto invece può manifestarsi la sopracitata diplopia la cui eziologia può variare .
Tra le cause si possono rintracciare:
In questo caso specifico l'ortottista, coadiuvato sempre dall'oculista di riferimento, in base all'entità dello strabismo calcola il valore corretto di una lente prismatica atta a rispristinare ove possibile la visione binoculare specificatamente in visione primaria "visione dritto per dritto ".
La refertazione di tali esami rimane compito e peculiarità del Medico Oculista, così come la diagnosi e il trattamento delle patologie del sistema visivo, ivi comprese quelle oculomotorie in particolare di origine neurologica.
Dr. Mattia Lotto